Stories

September 10, 2010 at 10:40 am

Liberi di sognare. In Italia è possibile.

Scrivo in Italiano. Perchè essendo nato in questo paese, è da qui che vorrei che i miei progetti partissero ed è qui che vorrei vedere i miei sogni realizzati.

Quello che sto per scrivere rischierà di essere la classica lamentela sui problemi di questo paese, ma in realtà, dentro di me, nutro la piccola speranza che, come nei film americani, qualcuno prima o poi leggerà le mie parole e mi tenderà un mano.

Quando insieme al mio amico Simone più di 2 anni fa pensammo a MeetingLife, tutto ci sembrava talmente semplice che ci siamo detti “puntiamo a qualcosa di più grande, se ci va male, otterremo sicuramente ciò che volevamo in partenza”.

E’ così che la nostra fantasia ha iniziato a elaborare immagini, pensieri, parole. Nottate intere a sognare e discutere di idee, come se tutto quello che volevamo creare esistesse già. Più passava il tempo e più ne eravamo convinti. Lo eravamo al punto che MeetingLife aveva preso le sembianze di una cosa grande. Troppo grande per due sognatori soltanto. Decidemmo che riuscirci sarebbe comunque stato possibile ed eccitante. Avevamo soltanto bisogno di qualcuno che ci desse una mano. Avevamo bisogno di qualcuno da affascinare al punto da farlo sperare nella riuscita del progetto tanto quanto stavamo facendo noi. Questo non poteva essere un problema. Bastava trovare le persone giuste. Il mondo ne è pieno e noi conosciamo tanta gente.

Fu così che scoprimmo quanto le persone, come nel libro di Orwell, siano quasi obbligate a non sognare. Anche chi è nato sognatore risulta essere impigrito dal sistema.

Avevamo bisogno di persone talentuose che facessero insieme a noi quello che avevano sempre desiderato. Trarre frutti dalle loro passioni per il raggiungimento di un obiettivo comune. Abbiamo contattato giovani fotografi, scrittori, film makers, appassionati di marketing, sviluppatori di software per il web. Tutti quanti si sono immediatamente interessati alla cosa. D’altronde MeetingLife è un progetto interessante, è una cosa fuori dagli schemi. Un’idea intrigante. Nonostante tutto, la loro euforia nei confronti della nostra proposta è scemata dopo la prima foto. Dopo il primo articolo. Dopo la prima riga di codice. Erano tutte persone che amavano fare ciò che gli era stato chiesto. Persone che stavano studiando per migliorare le proprie capacità in quei campi. Persone che dopo un primo “si” hanno fatto i conti con la realtà e deciso che forse quel sogno non ha tanto senso se poi a fine mese non si ottiene nulla. Hanno ridotto le loro passioni a una mera questione di soldi.

Stephen King, nell’introduzione di un suo libro, risponde a una domanda che tantissimi fans continuavano a porgli: “come ha fatto a diventare uno scrittore? Anche io vorrei ma…” La sua risposta è stata “ho cominciato a scrivere. Se vuoi fare lo scrittore, scrivi!”.

Manuele è uno degli amici che invitammo a collaborare con noi. é passato più di un anno ormai e lui è ancora con noi alle prese con lo sviluppo di un software PHP che non ha fine. Un lavoro che andrebbe fatto a più mani. Ma lui ha solo le sue.

Provando a chiedersi che differenza ci sia tra lui e tutti gli altri, l’unica risposta che mi viene in mente è che Manuele ha viaggiato. Ha viaggiato perchè voleva farlo. Voleva imparare cose nuove. Viaggiare per lui non è stato solo farsi foto a fianco a noti monumenti per poi postarle su Facebook. Viaggiare ha permesso a Manuele di rendersi conto che tante cose, che il nostro sistema ci mostra come impensabili, sono in realtà possibili. I sogni sono realizzabili. Almeno negli altri paesi.

Continuo a leggere storie di ragazzi come me, che tentano di inseguire i propri sogni. Le storie di successo sono solo quelle che terminano in America o altrove. Le storie hanno successo in posti dove si crede di più nei giovani, nella condivisione di conoscenze permessa dalla rete, in Internet e le sue possibilità. In quei posti dove per farti un’identità legale non sei costretto a pagare tasse prima ancora di guadagnare qualcosa. Dove se prendi un finanziamento e le cose vanno male non sei costretto a restituirlo con gli interessi. Le storie di successo sono raccontate in posti dove i giovani sono ancora liberi di inseguire i propri sogni.

Quando torno a casa e parlo con persone che conosco da una vita e confrontiamo le nostre idee e progetti, rimango sempre deluso di quanto loro non abbiamo aspirazioni. Nessuna prospettiva per il futuro se non la speranza di entrare nell’unica fabbrica del paese che è addirittura in crisi e sta licenziando personale. Non riesco a crederci.

Non voglio che queste parole siano una polemica a sfondo politico. Mi piacerebbe piuttosto riuscire a risvegliare in chi legge il desiderio di dar sfogo alla propria passione. Possiamo migliorare questo paese.

Possiamo ancora sognare…

(le immagini sono in licenza CC. Cliccateci su per visitare le gallery degli autori)

3 Comments

  1. Pingback: 4 motivi per fare ciò che siamo nati per fare. | | Ernesto CinquenoveErnesto Cinquenove

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