StartUp Diary

July 25, 2014 at 6:45 pm

4 lezioni che ho imparato da MeetingLife

La scorsa settimana, in occasione della scadenza dell’abbonamento al servizio di hosting della piattaforma, su queste pagine, ho dato la notizia della mia ufficiale rinuncia a MeetingLife.

Un’idea molto ambiziosa. Una visione di un mondo diverso. Un progetto al quale ho dedicato quattro anni della mia vita, investendoci cuore e faccia, del quale ora rimane soltanto una riga sul mio curriculum.

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MeetingLife

In questo post volevo illustrarvi gli errori che ho fatto e le lezioni che ho imparato, nella speranza che possano essere d’aiuto a chi, desideroso di cambiare le cose, è al lavoro sui propri sogni.

1. Nessuno ci crederà mai quanto te

L’idea non basta. Un team di eretici disposti a supportarla è quello che fa la differenza. Costruire una squadra cercando di trasmettere la propria visione e la giusta passione è molto difficile. E anche quando si pensa di esserci riusciti, sono molteplici i momenti in cui ci si accorge del contrario. Questo perchè, se l’idea è stata partorita da te, se la presunta illuminazione è toccata a te, nessun altro riuscirà mai a vedere le cose come le vedi tu.

Il mio obiettivo, in veste di motivatore, è sempre stato quello di abbattere ogni tipo di gerarchia facendo in modo che, dallo stagista al presidente, ognuno si sentisse sempre libero e incoraggiato ad esprimere la propria opinione. Il mio errore è stato quello di non saper riconoscere i momenti in cui la leadership diventava importante e che l’unico a poter prendere determinate decisioni ero io.

Non affidare a nessuno la gestione esclusiva di compiti di vitale importanza. Nessuno ci metterà il tuo stesso impegno. Sii tu il principale responsabile e titolare di tutto quello che potrebbe pregiudicare la stabilità del tuo progetto.

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Roberta e la torta

2. Attenzione agli amici

Tempo fa, in visita all’Università di Stanford, mi ritrovai ad assistere ad un’interessantissima conferenza tenuta da Noam Wasserman per presentare il suo libro “The Founder’s dilemma”. Secondo i suoi studi, attraverso i quali analizza tutte le difficoltà che i giovani imprenditori incontrano nella scelta dei propri compagni di viaggio,  la maggior parte delle startup nate da soci amici non raggiunge il successo.

 

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Nonostante il mio caso rientri perfettamente nelle sue statistiche, non mi sento di sconsigliarvi di iniziare un percorso imprenditoriale con delle persone con le quali siete gia legati, vi invito soltanto a distinguere da subito le due sfere e di tenerle in considerazione ogni volta che ci sono delle decisioni importanti da prendere, degli accordi da firmare o delle inadempienze da rimproverare. Potrebbe sembrare un consiglio scontato, ma riuscire a fare questa distinzione non è mai semplice.

Se pensate che una cosa sia giusta, non cedete soltanto perchè avete di fronte un amico. Comportatevi con loro come se fossero dei semplici colleghi e vietate da subito che essi possano risentirsi personalmente.

Il mio errore è stato quello di concedere troppo spazio di manovra, accettare decisioni sconvenienti, ridimensionare la mia sfera di libertà per evitare di intaccare relazioni extra-lavorative.

3. Gestione dei soldi

In un settore in cui lavorare senza uno stipendio è la norma, la più velata promessa di un investimento si trasforma facilmente nell’occasione della vita. Attenzione però!

– Non accettate soldi di cui non avete bisogno.

Accettare importi inferiori al fabbisogno calcolato nel business plan potrebbe essere controproducente. Finireste con l’avere tutti i limiti legali del caso, le pretese dell’investitore, senza i vantaggi della disponibilità di spending. Nonostante si stabilirebbe fin da subito che la somma accordata è inferiore a quella richiesta, vi trovereste a dover giustificare inutilmente il mancato raggiungimento di determinati obiettivi.

Se sapete che per costruire un giocattolo ci vogliono 10 euro, non accettane 5 pensando che siano “meglio di niente”. Quando il giocattolo sara costruito per metà, dovrete comunque spiegare il motivo per cui l’altra metà non esista ancora.

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Inoltre, l’improvviso rigonfiamento dei numeri sul conto in banca, finirebbe per distrarre, al punto da perder la testa, i collaboratori che non condividono pienamente la vostra visione, distorcendo immancabilmente priorità, limiti e obiettivi.

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A San Francisco per MeetingLife

– Limitate l’accesso al conto in banca

Si. Limitalo a te stesso. I soldi fanno gola a tutti. Siate gli unici a poterli maneggiare. Solo tu ti ricorderai fino alla fine come vanno spesi.

Ignorando quello che ora elenco come consiglio numero due, ho avuto piena fiducia dei miei amici/collaboratori e ho erroneamente pensato che loro avrebbero avuto più fiducia in me se avessi concesso loro i miei stessi diritti bancari. Questa mia mancanza è risultata in spese inopportune e, ancora più grave, soldi finiti in conti in banca personali senza una giustificazione.

4. Flessibilità/rigidità degli accordi

Gli accordi verbali esistono solo fin quando si comincia a far sul serio. Da quel momento in poi tutto deve essere scritto.

In questo paese purtroppo scrivere costa parecchio e solo adesso capisco perchè. È importante.

La nostra legislazione non prevede nemmeno degli accordi flessibili (atti costitutivi, strutture societarie…). Per ovviare a questa mancanza bisogna esagerare con la rigidità. Almeno inizialmente. L’elasticità può essere acquistata nell’eventualità di periodi più rosei. Il contrario non è possibile.

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Partecipante americana del MeetingLife Journal Board. Progetto Pinterest

Il mio errore è stato quello di concedere troppo nella fase di costituzione della società. La mia speranza era che qualche punto percentuale in più, concesso a un amico, avrebbe stimolato ulteriormente l’impegno. Ho ottenuto l’esatto contrario.

 

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Con la stessa imprudenza ho accettato l’ingresso di un socio investitore “a tasso agevolato”. Un investimento a favore di un progetto web in fase embrionale ha abitualmente lo scopo di permettere la costruzione di un prototipo base utile a testare la reazione del mercato di riferimento. A questo proposito è opportuno avere l’immediata disponibilità della totalità dell’impegno economico per poter crescere nel minor tempo possibile. Nonostante questo fosse un consolidato modus operandi, a fronte di una richiesta di rateizzazione della somma da parte del socio, ho permesso condizioni che in futuro mi avrebbero portato a non poter rispettare impegni presi e a non poter concludere progetti di successo come il MeetingLife Journal Project.

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Concludo dicendo che l’hosting scaduto di cui parlo nel post precedente era soltanto la scusa per poter ufficializzare la chiusura del progetto MeetingLife. Le ragioni per le quali la mia motivazione è venuta pian piano a mancare sono ben altre.

 

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