Sembra che la normale evoluzione delle risorse offerte dalla rete, che in Italia si muove con qualche anno di ritardo rispetto ai paesi da dove tutto è partito, stia generando malumore nelle persone che vedevano in questi mezzi un’alternativa all’intrattenimento televisivo.
Il principale protagonista delle polemiche di questi ultimi giorni è chiaramente YouTube. Per quanto cerchi di farne a meno, essendo uno strumento che adoro, non riesco ad evitare di difendere la positività della sua natura.
Da spettatore del tutto passivo, mi sono esposto alla visione del video lancio di WeTube e sono rimasto davvero incuriosito dalla reazione anomala che molti utenti hanno avuto nei confronti di personalità che abitualmente creano contenuti di successo.
Ho quindi approfondito la mia analisi ascoltando il parere di protagonisti del web come Cmdrp, SisterRisver85 e altri che ne hanno parlato in video o blog vari.
Escludendo gli inutili attacchi del tipo “ma chi vi credete di essere per insegnare a qualcuno come si fanno i video?” che mi sembrano immaturi sotto molti punti di vista (ma questo meriterebbe un discorso a parte), da un breve riassunto dell’opinione generale espressa nei commenti, viene fuori che YouTube sia diventato il fratello scemo della TV.
Dal mio punto di vista, sia l’evoluzione di YouTube che le polemiche che ne conseguono, nascono inevitabilmente dall’educazione che la TV ci ha impartito negli anni. Per quanto ognuno possa dichiararsi stanco di determinati format e si rifugi nel web per cercare altro e, sebbene il passare degli anni stia facendo in modo che i nativi digitali siano sempre di più, il nostro imprinting televisivo sembra avere ancora la meglio.
Prendendo in considerazione il panorama web internazionale, nonostante i progetti di natura web siano innumerevoli, è facile riscontrare che i prodotti che riscuotono più successo siano comunque quelli di stampo televisivo. A conferma di questa ipotesi, proprio oggi, YouTube ha pubblicato la classifica dei 10 video più visti del 2011.
Se questo potesse bastare a descrivere le dinamiche del web, il mio discorso potrebbe concludersi affermando che l’unica differenza tra web e TV stia nei mezzi e nel budget a disposizione dei produttori di contenuti.
A conseguenza del fatto che l’utente medio tenda, seppur inconsciamente, a preferire dei contenuti più televisivi, ci sono gli investimenti di inserzionisti pubblicitari che, prestando esclusiva attenzione ai numeri, contribuiscono alla realizzazione di ulteriore materiale “commerciale”.
Fin qui, tutto sembra normale, se non fosse che, questa volta, l’educazione televisiva genera feedback negativi che sembrano somigliare a quelli che è possibile ascoltare nei talk show di prima serata.
Sicuramente non è questo ciò che un’azienda spera di ottenere quando decide di investire dei soldi in pubblicità su YouTube. E, a quanto pare, questo tipo di format non corrisponde a quello che il popolo del web vuole vedere.
A questo punto della storia, a difesa del web, che non vuole essere il fratello scemo della TV, c’è l’idea alla base di YouTube stesso che sembra esser stata dimenticata.
Broadcast Yourself.
Lo slogan originario descrive perfettamente le potenzialità che, venendo spesso dimenticate, garantiscono il mantenimento dello status quo.
Per chi non lo conoscesse, a simboleggiare la potente ingenuità della natura di YouTube c’è il primo video caricato sulla piattaforma nel lontano 2005 da uno dei fondatori.
Perchè la differenza tra web e TV, per fortuna, c’è.
C’è sempre più polemica e critica nei confronti dei palinsesti televisivi. Perchè la scelta in TV è scarsa. O si guarda quello che c’è, o niente. Per questo motivo, format tanto criticati come il Grande Fratello, fanno ancora record di ascolti e vengono prodotti per undici anni di seguito.
Su internet non ci sarebbe bisogno di far polemica perchè la scelta c’è. Ogni minuto su YouTube vengono caricate più di 48 ore di filmati. La scelta è vastissima. Se una cosa non piace non si è obbligati a guardarla e a criticarla, come si fa in TV.
In più, e questo è il cuore del mio discorso, se qualcosa non è di nostro gradimento, possiamo cambiarla.
Broadcast yourself.
Possiamo creare quello che vogliamo e, data l’infinita varietà di utenti nel mondo, ogni progetto, ogni idea avrà sempre un pubblico. Basta impegnarsi per raggiungerlo. Se un giorno quel pubblico dovesse crescere di dimensioni, quell’idea potrebbe finire per cambiare tante cose. Magari anche la TV.
Broadcast Yourself.
Perchè l’utente di internet è attivo. Quello televisivo no. Per citare Seth Godin “If you don’t like something, change it. Go! Make something happen. Now.”
Concludo con una frase di Steve Jobs che pronunciò in una vecchia intervista “Tutto quello che vedete intorno a voi, quello che definite vita, è stato realizzato da persone che non sono più intelligenti di voi. Voi potete cambiarlo, potete influenzarlo, potete costruire le vostre cose che altre persone potranno utilizzare.”
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