Ogni volta che succede mi sembra di tornare indietro nel tempo.
Palazzi, statue, chiese e sampietrini. Turisti spensierati e frequenti pause caffè. Non ho la semplice sensazione di aver volato su un aereo per molti chilometri. La sensazione è proprio quella di essere entrato in una dimensione nuova, seppur momentaneamente, fino a quando mi accorgo che è proprio qui che appartengo.La mia dimensione.
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Ogni volta che vivo all’estero per un po’ mi circondo di nuovi stimoli e mi immergo in abitudini diverse dalle mie. Vedo cose normalissime funzionare meglio, vedo meno ostacoli a rallentare i processi più banali. Rilascio il mio stupore ad ogni scoperta e penso “questo si potrebbe tranquillamente fare anche da noi!” Tornando a Roma, di solito vedo gli stessi problemi di sempre che intaccano un fascino immortale.
Questa volta ho notato qualcosa di diverso. Forse è troppo presto per parlarne, visto che sono rientrato da poco, però la sensazione è diversa.
Sarà forse merito del 409 e degli altri nuovi autobus. Sarà quella vernice color “rosso-Roma-Capitale” che ha rimpiazzato il color “anni-di-traffico” delle fiancate metalliche. Sarà forse l’odore delle serate universitarie che non si è ancora del tutto impregnato su pavimenti e sedili di plastica color “ATAC” (quel colore è rimasto lo stesso: #cccccc ). O forse sarà merito della vocina registrata che dà il lieto annuncio del tuo arrivo a Casal Bertone. Tornato a Roma ho visto le Mercedes di Uber scorrazzare felici per le vie del centro storico. Ho parlato con autisti felici di scoprire che fossi di ritorno da San Francisco, il posto del quale, in azienda, hanno narrato loro mille storie. Ho visto un’automobile con l’adesivo “carsharing Roma“. Ho visto molte più biciclette. Le ho viste anche sui mezzi pubblici.
Mi sono fermato a riflettere. Penso che forse le cose stanno cambiando davvero. Anche in Italia.
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Ogni volta che sono all’estero, immerso nelle mie nuove scoperte, mi imbatto in notizie sull’Italia. Un paese cosi lontano e vicino allo stesso tempo. Improvvisamente mi sento colpevole di non essere lì a dare il mio contributo.
Pensavo che il mio ritorno a Roma fosse una cosa momentanea. Ero già pronto a partire di nuovo. Ora che sono qui qualcosa mi dice che dovrei restare. Forse, con qualche nuova esperienza in più sulle spalle, potrei aver raggiunto la maturità necessaria per provare a dare quel contributo.
Torno a Roma con idee nuove e una ritrovata voglia di trasformarle in realtà. Mi spetta l’arduo compito di raccontare storie nel tentativo sedurre e lasciare che altri se ne innamorino.
Se siete pronti ad innamorarvi e a dare il vostro contributo, contattatemi.
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